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Valutare le persone nelle organizzazioni

Quando valutare fa rima con valorizzare e risparmiare

 

 

Scenario

“Viviamo in una fase di interregno, e questo può spiegare la crisi della governance, dell’autorità, della rappresentanza. Siamo sospesi tra il non più e il non ancora, siamo instabili per forza di cose, nulla è solido attorno a noi, nemmeno la direzione di marcia” (Bauman, Babel - 2015). Ci sono richiesti cambiamenti nei processi di lavoro, nelle tecnologie adottate, nelle competenze richieste alle persone che lavorano all’interno delle organizzazioni.

Negli ultimi anni nuovi termini sono entrati nel linguaggio aziendale e non solo, tra questi troviamo “Performance management”. Il Performance management è un approccio che integra gli aspetti di misurazione e gestione delle performance aziendali al fine di: conseguire gli obiettivi aziendali in maniera efficace ed efficiente, far sì che l’azienda si muova come una ‘struttura coesa’, garantire la competitività nel tempo. È dunque un processo attraverso il quale l’organizzazione allinea le proprie risorse, i sistemi e i dipendenti verso le priorità e gli obiettivi strategici che vuole conseguire.

In questa logica è evidente l’importanza rivestita da nuove soluzioni per valutare le competenze ed il potenziale delle persone che operano all’interno delle Aziende, sostenendo così management ed HR nell’individuazione e realizzazione di strategie di ottimizzazione e sviluppo delle persone, dei team e dell’organizzazione. Abbiamo scritto “quando valutare fa rima con valorizzare e risparmiare” perché crediamo che parlare di “creazione di valore” costringa tutti a trovare strategie, metodi e strumenti perché questo concretamente sia realizzato.

Valorizzare presuppone la capacità di misurare e dare un valore a capacità e competenze, espresse nell’attività lavorativa delle persone e contemporaneamente legate ai prodotti ed ai servizi delle organizzazioni. Le organizzazioni eccellenti si muovono da anni con attività di riflessione, di formazione e di sviluppo per, da un lato ridurre costi e sprechi, dall’altro investire in ciò che viene chiamata “value proposition”. Per essere capaci di proporsi al mercato con qualcosa che ci differenzi, che testimoni le nostre capacità, è necessario che all’interno dei sistemi operativi non si sprechino risorse e tempo.

L’attenzione a recuperare energie e risorse (intese in senso lato ed esteso) si accompagna quindi alla visione di investimenti in direzioni mirate.

All’interno del tema del performance management dunque, l’efficienza, il fare con i processi” giusti” e, in questa epoca, l’attenzione ai costi, può trovare un supporto proprio dall’area del digitale. Perché, come dice Corso (Lo smart working journey - 2015), “troppi e troppo estesi sono i benefici che tale salto di paradigma permette di ottenere perché possano essere ignorati. Per le organizzazioni, pubbliche o private, è quindi giunto il momento di mettere da parte tutti gli alibi e intraprendere questo viaggio!”.

È all’interno di questo scenario, in cui l’approccio al lavoro sta cambiando radicalmente, che si collocano nuove modalità valutative web based, caratterizzate da: flessibilità, rigore metodologico riconosciuto, focalizzazione sul risultato organizzativo che si vuole conseguire, tecnologia, così da consentire di effettuare le valutazioni in una logica … “smart working” a costi contenuti.

 

Strumenti

Le Organizzazioni oggi vivono e si confrontano con un ambiente caratterizzato dalla velocità e da costanti cambiamenti, si trovano quindi in una continua corsa contro il tempo per far fronte ad una competizione che si fa sempre più stringente. Lo scenario economico ha il suo fulcro nell’innovazione, nella qualità del servizio, nella competitività e nell’apprendimento continuo. All’interno di questo paradigma, le persone rappresentano uno degli asset fondamentali in organizzazione: il valore dell’azienda è il valore delle persone che vi lavorano. La competenza delle persone è dunque un “bene”, e in quanto tale è importante che sia conosciuto (e quindi misurato) e valorizzato da chi opera in organizzazione, a tutti i livelli.

La natura del lavoro è cambiata: dove, come e quando sono concetti non più rigidi e la differenza non la fa più la presenza ma il risultato.

Si osserva quindi nelle organizzazioni la diffusione di sistemi di valutazione delle competenze e del potenziale volti a valorizzare i talenti nell’epoca del 2.0. Anche questa tendenza richiede un momento di riflessione, i progetti volti a misurare le competenze, diversamente da quelli finalizzati alla misurazione delle performance, sono quasi sempre rivolti al middle e top management ed ai talenti, mentre il mercato sta oggi chiedendo alle aziende di misurare e valorizzare le competenze di tutte le persone che operano al loro interno, indipendentemente dal ruolo e dal livello di inquadramento. Questo al fine di garantire una gestione delle competenze e delle persone consapevole e costantemente orientata a valorizzare le identità e le differenze, incentivare (non solo economicamente) e motivare tutti, così da collocare le persone nei ruoli organizzativi maggiormente coerenti con le loro competenze e caratteristiche e da strutturare piani di sviluppo e di carriera fondati su dati oggettivi.

La metodologia per la valutazione delle competenze e del potenziale internazionalmente riconosciuta è l’Assessment Center (AC). Le definizioni di Assessment Center in letteratura sono molteplici, abbiamo deciso di riportare quella del 17° Congresso Internazionale sul metodo dell’Assessment Center, tenutosi in Pennsylvania nel 1989: “si definisce AC la valutazione del comportamento basato su molteplici input, in cui vengono coinvolti molteplici osservatori adeguatamente formati e molteplici tecniche. I giudizi intorno al comportamento, vengono formulati principalmente a partire da simulazioni specificamente implementate che vengono condivise preliminarmente tra assessor …”.

Gli studi di validità predittiva, condotti attraverso ricerche longitudinali, evidenziano una correlazione tra le valutazioni scaturite dall’AC (le OAR) ed il progresso di carriera oscillante tra 0,11 e 0,69, con valori attestati su 0,38. Risultato questo che non viene garantito da altre metodologie o dall’impiego di singoli test, che risultano sicuramente meno dispendiosi in termini di tempo e risorse economiche ma che, come molteplici ricerche hanno dimostrato, non hanno il medesimo grado di validità predittiva del potenziale. Non a caso la Comunità Europea adotta la metodologia dell’Assessment center per la selezione delle persone che operano per lei.

Nei suoi 26 anni di attività Schema ha sempre considerato l’AC uno degli strumenti fondamentali per lo sviluppo di persone, gruppi e organizzazioni e lo ha proposto alle aziende clienti nelle sue modalità in vivo e web based, riuscendo sempre a garantire un’elevata attendibilità dei risultati.

Riteniamo però che oggi, nello scenario di continuo cambiamento che abbiamo citato all’inizio del capitolo, nella “vita liquida” di cui parla Bauman (Vita liquida - 2006), diventi necessario che anche metodi e strumenti come quelli dell’AC vengano costantemente ri-pensati ed aggiornati per poter stare al passo con l’evoluzione dei mercati e delle organizzazioni e con la progressiva internazionalizzazione delle Aziende. Gli ultimi dati Istat evidenziano che oltre il 60% dei principali gruppi multinazionali industriali italiani ha dichiarato di aver pianificato nuovi investimenti per il biennio 2012-2013. Dati rilevanti che attestano una progressiva internazionalizzazione delle aziende, si riscontrano anche per le piccole e medie imprese (Istat, febbraio 2014).

Quella che si sta profilando ed in parte sta già avvenendo è, infatti, una vera e propria rivoluzione culturale prima che digitale. La rapidità di evoluzione delle soluzioni e degli strumenti tecnologici, delle esigenze d’internazionalizzazione dei processi organizzativi e dei comportamenti sociali e culturali delle persone che in esse operano, rappresenta una sfida importante che tutti, nelle organizzazioni, devono saper cogliere.

Solo cogliendo e vincendo questo sfide, vivendo in modo consapevole, costruttivo e resiliente il cambiamento epocale di cui siamo parte, possiamo pensare di implementare sistemi di valutazione che “facciano rima con valorizzare e risparmiare”.

 

di Sandra Casagrande e Cristiana Genta

Schema Srl

www.schema.it | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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Finanziamenti e Formazione

L’accesso facilitato ai fondi interprofessionali per ridurre i costi della formazione del personale

 

Tutti i mesi, con il pagamento dei contributi obbligatori, le aziende versano una quota - corrispondente allo 0,30% della retribuzione dei lavoratori - all'INPS come "contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria". Da alcuni anni, è possibile per le aziende scegliere se destinare lo "0,30%" all'INPS oppure ad uno dei ben 21 Fondi Interprofessionali ad oggi esistenti.

Se si fa questa seconda scelta, senza nessun onere aggiuntivo, è possibile richiedere di ricevere - in cambio - formazione in modo gratuito.

Ecco perché sempre più aziende, scelgono di non sprecare il proprio 0,30% e di destinarlo ad un Fondo Interprofessionale per poter ricevere formazione finanziata.

 

Cosa sono i Fondi Paritetici Interprofessionali?

I Fondi Partitetici Interprofessionali (Legge 388/2000) sono organismi di natura associativa promossi dalle organizzazioni sindacali e finalizzati alla promozione di attività di formazione rivolte ai lavoratori occupati. Sono autorizzati a raccogliere lo 0,30% versato all’INPS e a ridistribuirlo tra i loro iscritti.

Destinando lo 0,30% a un Fondo Interprofessionale, l’azienda avrà la garanzia che quanto versato - per obbligo (Legge 845/1978) - le possa ritornare in azioni formative volte a qualificare - in piena sintonia con le proprie strategie aziendali - i lavoratori dipendenti.

L’adesione a un fondo non comporta alcun costo ulteriore per le imprese ed è possibile cambiare Fondo o rinunciare all'adesione.

 

Quali sono i vantaggi?

Innanzitutto l’adesione è libera e gratuita. Aderire a un Fondo Interprofessionale comporta numerosi vantaggi, tra cui:

  • accrescere la competitività dell’impresa
  • ridurre/azzerare i costi aziendali sostenuti per la formazione
  • soddisfare le proprie esigenze formative.

 

Come beneficiare di questa opportunità nel modo più semplice ed efficace?

Il modo più semplice è quello di affidare tutta l'attività a una società di servizio esterna che gestisca la procedura di finanziamento. Ormai anche le imprese più strutturate si sono indirizzate su questa strada. In effetti è bene sottolineare che a fronte dei tanti benefici esistenti, purtroppo nella migliore tradizione italiana, anche questa tipologia di finanziamenti è governata da processi burocratici molto onerosi, procedure gestionali talvolta eccessivamente macchinose e portali dedicati che vengono aggiornati e rivisti con una certa frequenza. Per l’azienda dedicare una o più persona a seguire queste procedure, diventa un onere che non è assolutamente ripagato ed un’attività che non crea valore per l’azienda.

Ecco quindi che per l’azienda avere un partner competente, affidabile, tempestivo e che, soprattutto, agisca nell’interesse dell’azienda stessa può divenire la soluzione più efficace ed efficiente! Se il partner abbinasse poi alla gestione del finanziamento anche una competenza sui processi formativi diventerebbe sicuramente un mix di grande appeal.

 

Tools for Training offre la propria competenza in materia di Fondi Interprofessionali, sostenendo le imprese in tutte le fasi, dalla scelta del Fondo Interprofessionale più appropriato alle esigenze dell'azienda e relativa adesione e per tutto il processo: analisi dei fabbisogni, progettazione e presentazione, docenza, gestione e monitoraggio, rendicontazione e certificazione del percorso formativo realizzato.

 

di Marco Montini

Tools For Training Srl

www.toolsfortraining.it | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

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LO YOGA DELLA RISATA

Un’alternativa per diminuire il costo del personale

 

 

Lo Yoga della Risata nelle Aziende

La ricerca scientifica aveva dimostrato che ridere può aiutare a risolvere molti problemi, ma finora non c'era stato nessun sistema affidabile per generare la risata.

L'umorismo era la sola risorsa disponibile, tuttavia non è affidabile e raramente porta a una risata duratura e profonda. Lo Yoga della Risata è un sistema rivoluzionario per generare risate, che possano consentire a una persona di ridere in modo continuativo per 15-20 minuti, con brevi pause dedicate alla respirazione.

Con la nuova ricerca sulla risata, il mondo del business sta cominciando a prendere in considerazione seriamente lo Yoga della Risata, come strumento per migliorare le prestazioni sul posto di lavoro. Perciò, nel 2006, a Bangalore, in India, venne condotto il primo studio scientifico per confermare i benefici dello Yoga della Risata nelle aziende. Nel 2007, un altro studio negli Stati Uniti confermò l'idea, dimostrando che lo Yoga della Risata può, di fatto, migliorare le capacità lavorative.

 

Come lo Yoga della Risata aiuta a migliorare le prestazioni lavorative

Introducendo le sessioni di Yoga della Risata per il personale, le aziende riscontrano un ambiente di lavoro più felice, un aumento dell'efficienza, una migliore comunicazione, un incremento delle vendite e della produttività, una maggiore creatività e un miglior lavoro di squadra, la diminuzione delle malattie e dell'assenteismo, una riduzione dell'abbandono del posto di lavoro da parte dei collaboratori. 

Stress lavorativo: Sempre sotto pressione, chi lavora raggiunge livelli di stress più elevati rispetto al passato. Molti arrivano al cosiddetto “burnout” (esaurimento). Perfino chi è dotato di talento ha difficoltà a raggiungere i livelli di performance richiesti, se si trova a dover fronteggiare squilibri emotivi e tensioni costanti. Ci sono vari metodi per ridurre lo stress, lo Yoga della Risata è il più conveniente in termini di costo e di tempo. Inoltre, è una semplice pratica che, da sola, riduce contemporaneamente ogni sorta di stress: fisco, mentale ed emotivo.

Lo stress lavorativo si può suddividere in tre tipi:

Stress Fisico: è conseguenza del lavorare oltre la capacità fisica. Lavorare continuamente, senza un risposo adeguato o un tempo sufficiente per ricaricarsi, affatica ed esaurisce.

Stress Mentale: deriva in gran parte da pesanti carichi di lavoro con scadenze strette, dalla paura di perdere il posto o dal doversi sovraccaricare per soddisfare i bisogni primari. Competere con gli altri o competere con se stessi per migliorare la propria prestazione porta ugualmente allo stress mentale.

Stress Emotivo: ha radici profonde, causate da cattive relazioni a casa o sul posto di lavoro. Anche i più bravi non riescono a eccellere se sono emotivamente disturbati. I problemi emotivi a casa si ripercuotono sul lavoro e viceversa. Lo stress emotivo è più difficile da gestire (e da ridurre) di quello fisico e mentale.

Occorre gestire lo stress emotivo a due livelli:

1. Sviluppare la capacità di esprimere le emozioni liberamente, senza paura: lo Yoga della Risata aiuta a sviluppare l'espressione emotiva attraverso la giocosità fisica e un atteggiamento mentale giocoso. Mentre si gioca, ci si concentra interamente sul processo, e la personalità fa un passo indietro. Si è creativi, dinamici e giocosi. La maggior parte della gente dedica molto tempo ed energia a indossare maschere. La giocosità fisica aiuta a togliere la maschera e incoraggia la libera espressione delle emozioni senza paura.

2. Aumentare la capacità di rilasciare le emozioni represse: sopprimere le proprie emozioni porta sofferenza e riduce la prestazione a livello fisico e mentale. Lo Yoga della Risata fornisce un meccanismo semplice, indolore ed efficace di rilascio emotivo attraverso la catarsi che si verifica durante una risata intensa. Questo rilascio aiuta a costruire la prestazione, migliorando l'intelligenza emotiva e le capacità di comunicazione.

 

Peak Performance (picco di prestazione)

Il livello di prestazione dipende dall'umore, lo Yoga della Risata ha il potere di cambiare lo stato mentale in pochi minuti, inducendo il rilascio di neuro-peptidi dalle cellule cerebrali, le cosiddette endorfine. La scienza ci dice che il cervello necessita del 25% in più di ossigeno rispetto agli altri organi. Lo Yoga della Risata aumenta la scorta netta di ossigeno, aiutando a ottenere il massimo della prestazione, grazie a livelli di energia più elevati.

 

Team Building

“Chi ride insieme lavora insieme” disse un giorno John Cleese, un noto attore inglese. La Risata è un potente connettore di persone. Rompe tutte le gerarchie ed è una forza in grado di portare verso una democrazia autentica. Lo Yoga della Risata è un efficace strumento, in grado di darvi una forza lavoro altamente motivata e piena di energia, per massimizzare produttività e profitto. Aiuta anche a sviluppare un atteggiamento mentale positivo, speranza, ottimismo e migliora le capacità di comunicazione per facilitare il team building.

 

Motivazione e comunicazione

A chi lavora a contatto con il pubblico, nelle vendite, nel marketing, lo Yoga della Risata porta un sorriso sul volto e genera buoni sentimenti. Ciò facilita la comunicazione e la motivazione: così è possibile aumentare la base dei propri clienti e la soddisfazione della clientela.

 

Innovazione e creatività

L'essenza dello Yoga della Risata consiste nel coltivare la giocosità tipica dell'infanzia. Questa giocosità stimola l'attività dell'emisfero cerebrale destro, sede della creatività. Ciò aiuta a generare nuove idee e nuove prospettive, relativamente ai problemi lavorativi. In questo mercato altamente competitivo, c'è bisogno di introdurre nuove idee per stare al passo. Lo Yoga della Risata aiuta le persone a diventare più creative e innovative.

 

Aumentare la curva di attenzione nei corsi

Il cervello umano non riesce a concentrarsi per più di 90 minuti, dopodiché l'attenzione cala. Anche una sessione di Yoga della Risata della durata di 5-10 minuti fornisce molta energia, utilissima durante i corsi e le presentazioni.

Favorisce un allungamento della curva di attenzione, aumenta le capacità di apprendimento e la capacità di concentrazione.

 

Ambiente di lavoro positivo

L’insoddisfazione per il lavoro e un ambiente lavorativo ostile costringono le persone a cambiare frequentemente occupazione, il che implica un forte impatto sulla produttività e sul profitto. Lo Yoga della Risata crea energia positiva e migliora la comunicazione tra individui. Lo studio di Bangalore ha confermato l’aumento di emozioni positive e la diminuzione di emozioni negative, insieme allo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Ciò aiuta a creare un ambiente di lavoro costruttivo, assicurando fedeltà e impegno.

 

Lo Yoga della Risata per la Salute e il Benessere

L’obiettivo principale di ogni essere umano consiste nel godere la vita, nel vivere in armonia con la propria famiglia e nell’avere delle buone relazioni sociali. Lo Yoga della Risata è un esercizio che, da solo, è in grado di portare il benessere fisico, mentale e sociale in un brevissimo lasso di tempo. Si possono percepire i benefici fin dalla prima sessione. Il Dr. Kataria dice che, nei suoi 30 anni di esperienza in medicina, ha osservato come le due cause più frequenti di una malattia sono le cattive abitudini alimentari e la mancanza di esercizio fisico: ciò porta spesso a sviluppare disturbi cardiaci, ipertensione, diabete e molti altri malanni legati allo stress.

Chi lavora, spesso non ha molto tempo da dedicare all’esercizio fisico. Il Dr. Williams Fry della Università di Stanford ha dimostrato che 10 minuti di risata sostenuta equivalgono a 30 minuti al vogatore, non tanto in termini di movimento muscolare, quanto di attività aerobica, con impatto positivo sul cuore e sui polmoni. Lo scopo di tutti gli esercizi aerobici consiste nello stimolare il battito cardiaco, nell’aumentare la circolazione sanguigna, nel fornire ossigeno e nell’ eliminare i prodotti di scarto.

A livello fisico ridere fa aumentare la produzione di quegli ormoni, quali l’adrenalina e la dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine naturali: endorfine, encefaline e simili. Le endorfine provocano una diminuzione del dolore e della tensione, permettendo il raggiungimento di uno stato di rilassamento e serenità. Le encefaline esaltano il sistema immunitario, con una maggiore produzione di anticorpi.

Secondo gli studi condotti dalla psicoterapeuta Annette Goodheart, la risata inizialmente indotta viene interpretata dal corpo come reale, stimolando la produzione di molecole della felicità, che vanno a raggiungere i trilioni di cellule dell’organismo, stabilizzando il sistema ormonale e rafforzando quello immunitario.

  

Che cosa è possibile ottenere dalle sessioni di Yoga della Risata nelle aziende

Lo Yoga della Risata non è semplice teoria, è un programma pratico per:

- Comprendere il valore della risata come esercizio e aumentare i livelli di energia fin dalla prima sessione.

- Ottenere buonumore e benessere fisico.

- Acquisire tecniche per ridere senza motivo dappertutto e in qualunque momento.

- Imparare a cambiare umore in pochi minuti attraverso gli esercizi.

- Gestire le situazioni difficili con un atteggiamento mentale positivo.

- Rilasciare le emozioni negative e raggiungere un equilibrio emotivo, per sviluppare relazioni più costruttive con i colleghi portando più gioia nel proprio ambiente di lavoro.

 

La Storia

Lo Yoga della risata è l’idea unica del ridere senza motivo, accompagnata da esercizi della risata, contatto visivo e movimento spontaneo, combinata con esercizi di respirazione e da brevi pause di meditazione.

È  una pratica ideata nel 1995 dal Dr. Kataria (medico indiano) che il 13 Marzo ha ideato e fondato il primo Club della risata al mondo. Oggi Laughter Yoga è un fenomeno mondiale che conta migliaia di club, sviluppatosi per sostenere il benessere delle persone, la fratellanza e, in ultima analisi, la pace nel mondo.

 

di Marco Bassiato

Laughter Yoga Teacher

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L’ottimizzazione dei costi del personale tramite una corretta analisi delle competenze

 

 

Nelle nostre esperienze consulenziali spesso incontriamo manager che iniziano la loro giornata lavorativa pensando a come ridurre i costi di esercizio. Uno dei nostri suggerimenti è quello di puntare ad una ottimizzazione dei costi, analizzando accuratamente il corretto bilanciamento delle competenze delle risorse umane.

 

 

Riduzione o ottimizzazione?

Le risorse umane sono un bene intangibile e in molti casi è difficile calcolare esattamente quanti e quali siano i costi delle inefficienze organizzative, soprattutto per il personale afferente a funzioni non coinvolte direttamente nel processo produttivo. In realtà i maggiori costi che un'azienda sostiene sono spesso i mancati guadagni per clienti persi o non curati al meglio o le opportunità non colte al momento giusto (ad esempio perché il nostro direttore commerciale è impegnato a realizzare prolissi report o complessi fogli excel per elaborare il budget, invece di essere sul campo in affiancamento ai propri uomini per motivarli e supportarli). Entrando nel calcolo del costo della non qualità, che per la sua natura stessa è un aspetto aleatorio, si tende a trascurarlo e concentrarsi su aspetti più tangibili.

Purtroppo i costi non potranno mai essere ridotti oltre un certo limite e nello sforzo di ottimizzarli al massimo si rischia di tagliare degli investimenti fondamentali per la sopravvivenza futura della nostra azienda quali: la ricerca e sviluppo, le ricerche di mercato, le attività di marketing, la formazione e la motivazione delle risorse umane.

Non presenteremo complessi calcoli, ci aspettiamo che dopo avere letto questo articolo li facciate da soli, vogliamo solo evidenziare come nelle aziende si arrivi talvolta ad uno sbilanciamento delle competenze personali e come questo potrebbe essere risolto; nel nostro modello, la riduzione dei costi è una conseguenza diretta di una corretta gestione delle risorse umane. Sono le persone che creano, gestiscono e migliorano i processi, i prodotti e i servizi che l’azienda commercializza, quindi qualunque ottimizzazione, compresa quella economica, passa attraverso l’ottimizzazione delle risorse umane.

 

Il bilanciamento delle competenze

Nell’attuale mercato del lavoro ricorre spessissimo il concetto di competenza. Nelle aziende vengono assegnati i ruoli, le promozioni, gli incentivi e via dicendo in base alle competenze. Durante un colloquio di lavoro il selezionatore verificherà, o almeno questo è il suo intento, le competenze del candidato. Tutto ciò è corretto, ma negli ultimi 10-15 anni abbiamo assistito ad una scorretta attribuzione delle competenze che una persona dovrebbe avere per ottenere successo in campo professionale. Tale errore è commesso perché si tende a seguire la strada più facile, mentre, come sanno tutti coloro che hanno raggiunto un certo successo professionale, la strada per il successo è ripida e irta di ostacoli. Difficilmente la strada più lineare, quella che può essere seguita agevolmente da chiunque, sarà quella che porterà al successo. Con successo intendiamo l’aver raggiunto una posizione professionale, sociale ed economica riservata a poche persone; minore è il numero di coloro che l’hanno raggiunta, maggiore sarà il successo ottenuto. È vero, il successo è una questione personale, non tutti hanno grandi ambizioni ed è giusto che sia così. Ma dal momento che nel mondo del business abbiamo bisogno di parametri per misurare l’andamento della nostra attività e delle nostre risorse umane, dobbiamo stabilire dei parametri che siano oggettivi. Per fare questo prendiamo in prestito un concetto fondamentale di qualunque attività sportiva: in ogni disciplina esiste un podio con un primo, secondo e terzo classificato, dopo di che abbiamo la lista di tutte le posizioni fino all’ultima. La cosa difficile da fare in azienda è identificare correttamente ed equamente i parametri per misurare le prestazioni dei nostri collaboratori, anche perché il lavoro è una necessità e un diritto per chiunque mentre non lo è partecipare a una maratona. Stabilire le performance di un’azienda è abbastanza facile: si osserva come è posizionata nel mercato, quanto fattura, quanti sono gli utili… ci sono tantissimi indici economici e finanziari che possiamo valutare.

A questo punto dovremmo porci una domanda: come mai due aziende con prodotti simili che operano nello stesso mercato di riferimento potrebbero avere dei risultati notevolmente diversi? L’unica risposta possibile, se scartiamo la fortuna, è la qualità delle proprie risorse umane. La qualità delle risorse umane di un’azienda è data dalla somma delle competenze di ogni singolo individuo che opera all’interno del gruppo.

In questo capitolo vogliamo introdurre la valutazione della qualità delle risorse umane aziendali, argomento complesso ma che dobbiamo affrontare se vogliamo migliorare l’andamento della nostra attività. Una corretta gestione delle risorse umane passa attraverso 6 step:  

  1. selezione: ogni azienda deve avere un modello ad hoc;ci sono dei principi universali su coome devono essere organizzate e condotte le attività di selezione, ma esse devono essere adeguate alle esigenze di ogni singola azienda;
  2. inserimento: è la fase più trascurata, spesso quando abbiamo trovato quello che riteniamo essere il candidato ideale ci aspettiamo che possa integrarsi molto in fretta nell’ambiente, ma non sempre è così;
  3. gestione: è il core business della funzione risorse umane, comprende la pianificazione delle attività aziendali, degli obiettivi, l’analisi dei risultati, la motivazione, la formazione on the job;
  4. correzione professionale: talvolta le persone hanno bisogno di una formazione più mirata e approfondita da fare fuori dall’ambiente di lavoro; dal momento che questo passaggio è costoso, è spesso trascurato. Il problema è che i costi derivanti dalla mancata correzione di solito sono molto superiori all’investimento che avremmo dovuto fare per un corretto programma di formazione;
  5. correzione personale: in alcuni casi scopriremo, con nostra grande frustrazione, che nonostante gli sforzi, alcune persone non hanno modificato il proprio comportamento; è qui che si passa alla gestione delle idee autolimitanti. Un’idea autolimitante è una decisione che abbiamo preso in seguito ad una situazione negativa che abbiamo vissuto e in base a questa abbiamo deciso come affrontare il futuro. Anche supportandolo su aspetti personali, il nostro collaboratore potrebbe quindi non essere disposto a cambiare il suo approccio lavorativo e potrebbe essere il caso di pensare a come riposizionarlo;
  6. riposizionamento: la prima attività è quella di collocare la persona in un’altra posizione del nostro organigramma, affidandogli mansioni più in linea con le sue attitudini. Qualora non ottenessimo i risultati previsti, dopo vari tentativi di riposizionamento, dobbiamo rassegnarci al fatto che la persona non sia una risorsa per la nostra azienda.

Un altro aspetto fondamentale per una corretta gestione delle risorse umane è comprendere che le competenze di una persona sono composte di due aspetti fondamentali: competenze tecniche e competenze personali (hard skills e soft skills). L’errore è dato proprio dal non conoscere, non dare importanza o non saper come gestire o bilanciare correttamente questo equilibrio.

Oggigiorno il possesso di adeguate competenze tecniche è il requisito minimo per essere sul mercato, ma non è più garanzia di successo come lo era un tempo. Occorre fare un’analisi delle competenze indispensabili per poter ricoprire uno specifico ruolo: il titolare di uno studio di progettazione non può far fare i calcoli strutturali per la costruzione di un ponte o di un palazzo a qualcuno che non sia un ingegnere, ma che abbia solo delle grandi doti relazionali e di leadership. Al contrario, se avesse bisogno d’inserire un team leader, dovrà preferire proprio una persona che abbia delle grandi doti relazionali, motivazionali e comunicative, sebbene le sue conoscenze tecniche siano non eccelse.

In realtà tutte le aziende dovrebbero implementare dei programmi formativi per migliorare le competenze tecniche e relazionali del proprio organico, tenendo presente che sarà più facile ottenere ottimi risultati in ambiti tecnici rispetto agli ambiti comportamentali.

Per intraprendere la tortuosa strada dello sviluppo delle soft skills del proprio staff, proponiamo un percorso secondo noi molto utile:

  •                ripensare i criteri di selezione per la prossima occasione in cui si dovranno inserire delle nuove risorse;
  •           attuare dei colloqui con tutto l’organico per comprendere quali siano le difficoltà personali che si incontrano sul lavoro;
  •           capire quali sono i punti di vista personali che sono alla base delle resistenze interne al cambiamento;
  •           verificare la disponibilità e la volontà di partecipare al progetto aziendale;
  •           stabilire e realizzare un programma di formazione adeguato che comprenda un periodo sufficiente di affiancamento sui vari argomenti trattati;
  •           verificare l’allineamento dei risultati ottenuti con quelli previsti;
  •           correggere gli scostamenti ripartendo dall’analisi dei punti di vista personali.

Come è facile intuire, questo processo è più difficile da realizzare rispetto a un programma tecnico, perché entrano in gioco variabili personali, gli individui potrebbero non essere disposti a cambiare certi punti di vista e certe abitudini. Questo è il nostro lavoro, un lavoro che richiede tempo, volontà e dedizione, ma i risultati organizzativi e produttivi che si otterranno grazie ad una migliore gestione delle risorse umane ripagheranno ampiamente tutti gli investimenti effettuati per la formazione.

 

di Alessandro Masini

World Wide Engenial

www.worldwideengenial.com | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

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IL VALORE DEL TEATRODIMPRESA

Strumento ideale per responsabilizzare i collaboratori in merito al risparmio dei costi aziendali ed all’aumento dell’efficienza

 

 

teatrodimpresa

 

Cos’è il Teatrodimpresa?

Il teatro d'impresa fa la sua comparsa in Italia nel 1997 - è l’applicazione delle tecniche teatrali alla formazione.

Perché il Teatrodimpresa?

Il teatro d'impresa non si pone come alternativa a modalità di formazione o comunicazione più tradizionali, tuttavia presenta alcuni vantaggi che lo pongono come strumento d'elezione in diverse circostanze.

  • Forte impatto emotivo.

La peculiarità dello strumento teatrale è di poter creare un livello di coinvolgimento che supera la sfera cognitiva attivando anche il piano emotivo dei partecipanti.

Questa caratteristica diventa particolarmente vantaggiosa nei contesti in cui è necessario trasferire atteggiamenti, come per esempio il risparmio di costi e risorse, per i quali la semplice prescrizione comportamentale può rivelarsi scarsamente efficace.

  • Superamento delle resistenze.

Lo strumento teatrale, pur muovendosi in un contesto sufficientemente lontano da quello strettamente professionale, è in grado di abbattere le resistenze personali e di attivare riflessioni sul proprio operato.

  • Tempi ristretti.

Se il tempo che si ha a disposizione non consente di veicolare un messaggio a tutta l'organizzazione aziendale entro scadenze determinate, il Teatro d'Impresa permette di ridurre drasticamente i tempi sintetizzando efficacemente in poche serate o sessioni quello che avrebbe richiesto numerose giornate di formazione tradizionale.

  • Economicità.

Un altro vantaggio è quello di offrire la possibilità di raccogliere un numero anche elevato di partecipanti in un contesto teatrale, riducendo così l'impegno in termini di tempo e la complessità organizzativa e logistica.

  • Flessibilità.

Non avendo altro limite che la capienza della struttura, il Teatro d'Impresa può rivelarsi decisamente più economico di altre modalità formative, in particolare quelle dove sia ampio il numero di partecipanti che si vogliono coinvolgere.

 

Un’esperienza di utilizzo del Teatrodimpresa per responsabilizzare i collaboratori alla riduzione dei costi:  Il format Live Performance Training (LPT)

La proposta di SPELL per questa esigenza ha comportato la progettazione e l’adeguamento del format (della durata di una giornata) ad una platea di circa 45 - 50 partecipanti a sessione, replicato per undici sessioni.

Il format, derivato dal teatro forum, e rielaborato da SPELL, vede come strumento centrale lo sketch live interpretato da attori professionisti. Lo sketch porta in scena, in maniera piacevole e mai ripetitiva, personaggi e situazioni tipiche del contesto di riferimento, esasperandone i contenuti sino a renderli grotteschi e riuscendo, così, a trasferirli efficacemente. Lo sketch è contraddistinto dai seguenti aspetti:

Format: orientato alla leggerezza e all’ironia, con uno stile divertente e piacevole.

Ambiti: è possibile scegliere se rimanere in ambito strettamente aziendale o utilizzare la metafora per trasferire le riflessioni.

Stile: gli argomenti potranno essere declinati su differenti stili, tutti comunque rientranti nel filone “leggero” e mai drammatico.

Nel caso in oggetto, abbiamo realizzato n. 4 sketch (interpretati da 3 attori professionisti), ciascuno dei quali ha evidenziato comportamenti cruciali per gli obiettivi di saving dell’azienda.

Il format comporta la diretta partecipazione dei discenti all’azione teatrale: in tal modo diventa un efficace strumento di riflessione e di sviluppo della creatività e del decision making.

Ogni edizione prevede che i 40-50 partecipanti siano suddivisi in 4/5 squadre di numero omogeneo.

Gli sketch sono proposti seguendo il criterio del coinvolgimento emotivo crescente della platea. Per ognuno di essi, c’è un debrief specifico che trasmette contenuti formativi e contestualizza le argomentazioni emerse.

Il primo sketch è neutro, cioè realizzato esclusivamente dagli attori; il secondo prevede una struttura sliding doors nella quale, giunti ad alcuni bivi, si chiede in modo strutturato ai partecipanti di scegliere in quale direzione far proseguire la vicenda; il terzo è aperto, nel senso che la rappresentazione della situazione problematica si interrompe al suo culmine lasciando che siano le squadre in platea ad agire il finale. Ciascuna squadra, dopo un lavoro di gruppo volto ad individuare la più efficace soluzione creativa, nomina un portavoce che calca la scena.  Il prescelto sostituisce l’attore protagonista, interagisce con gli altri attori e porta avanti la strategia dell’intero gruppo. L’introduzione dell’escamotage del “time out” fornisce agli altri componenti del gruppo la possibilità di aiutare il proprio rappresentante in caso di difficoltà.

Grazie al supporto del Formatore e degli attori, i partecipanti vengono guidati nella:

  • Individuazione della situazione problematica.
  • Identificazione, all’interno della propria squadra, di uno sviluppo e di una chiosa coerenti con gli obiettivi espressi
  • Messa in scena dell’azione

Al termine di ogni sketch viene effettuato il debrief formativo e vengono commentate le soluzioni proposte. Obiettivo del debrief non è il giudizio sui diversi interventi, ma la riflessione guidata alla contestualizzazione di quanto agito.

Grazie a questa alternanza (sketch + debrief), la struttura dell’intervento è ritmata, leggera e gradevole; i partecipanti in aula, vengono così sollecitati da molteplici strumenti e linguaggi, aspetto questo in grado di mantenere alto il livello di attenzione e di coinvolgimento.

Finalità di questo format e della sua struttura è proprio quella di attivare i partecipanti, di sollecitarli, “catturarli”, focalizzando la loro attenzione e il loro interesse sulle competenze e sui comportamenti, presentati con una veste (quella teatrale) insolita ed innovativa e, proprio per questo, accattivante e motivante.

Concludendo: Il Live Performance Training consente l’ottimizzazione di tempi e costi, intervenendo non solo sul piano cognitivo, ma anche su quello emozionale, sensoriale e comportamentale.

Per promuovere un cambiamento e sensibilizzare i collaboratori sui possibili miglioramenti in termini di efficienza, l’approccio innovativo di matrice esperienziale risulta essere senza dubbio il più efficace ed incisivo. Di seguito, i vantaggi:

  • I partecipanti apprendono utilizzando tutti i loro “canali”: non solo quello cognitivo, ma anche quello emotivo e sensoriale.
  • Quando è realizzato attraverso la metodologia teatrale, provoca una maggiore apertura e disponibilità.
  • Unisce la dimensione dell’apprendimento a quella del divertimento.
  • Prevede un coinvolgimento ed una partecipazione attiva a 360°. I collaboratori aziendali diventano protagonisti e costruiscono insieme il loro apprendimento e le loro competenze, sviluppando la creatività.
  • Coniuga il potere della metafora al valore della concretezza: i partecipanti, grazie ad esperienze dirette, estrapolano elementi utili per aumentare le proprie conoscenze ed abilità, focalizzando nuovi comportamenti e nuove visioni

 

 

Sono oltre 500 le aziende che si sono affidate a noi per offrire a collaboratori, clienti, prospect, e perfino semplici cittadini una storia emozionante, un momento di intrattenimento intelligente, uno stile innovativo per veicolare contenuti complessi in modo gradevole ed immediatamente fruibile; oppure hanno fornito la possibilità di intraprendere un viaggio stimolante alla scoperta delle proprie potenzialità, superando insieme la sfida del pubblico e di nuove modalità comunicative. 

Oltre ad utilizzare le tecniche del repertorio classico del teatro d'impresa, abbiamo affinato lo strumento creando due modalità esclusive: la lezione spettacolo ed il fotoromanzo, legittimate dalla letteratura internazionale; inoltre, grazie al continuo lavoro di ricerca e studio, dal teatro d'impresa siamo evoluti al videodimpresa, che ci ha resi ancora una volta pionieri in Italia.

Inoltre, risulta fortemente ridotto l'impatto organizzativo, dato dall'assenza dei partecipanti dall'attività professionale durante il momento formativo.

 

di Nicola GrandeElisa Legnani

Spell Srl

www.castaspell.it | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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